Descrizione breve
Cartonato con sovracoperta, pp. 112, 17 x 24 cm.
Collana: Dipartimento Dei Beni Delle Arti e Della Storia. Sezione Saggi e Testi n. 2
Longhi e la sociologia dell’arte?, dirà più di un lettore che ha del grande storico la concezione “vulgata” di uno straordinario conoscitore (e scrittore) nonché di un puro critico della forma e dell’indagine prevalentemente estetica. Semmai Longhi contro la sociologia dell’arte. Una vulgata appunto che vorrei smentire nelle pagine che seguono, perché un suo personalissimo aggancio alla società non manca in Longhi e in special modo in Longhi tardo (e va da sé che la “sociologia” di Longhi era, come vedremo, di taglio tutto particolare). Reinventare situazioni e ambienti, quasi dei frammenti di vita quotidiana, comparazioni ovvero “concordanze” con momenti di vita vissuta, più contemporanei al critico, invero, che non all’artista; salvo alcuni passi magistrali in cui, come in una rievocazione da romanzo storico, Longhi ricrea gli ambienti sociali, le corti lombarde quattrocentesche innanzitutto, di cui certi stili furono l’espressione “visiva”: è questa poetica del rimando alla vita di tutti i giorni che prevale nell’aggancio di Longhi alla società.