Descrizione breve
formato 17x24 cm., pp.184
Collana di Saggi e Testi. Seconda serie. Sezione Terza: Storia
I tempi della storia, che continuamente si evolvono e si rinnovano attraverso avvenimenti grandi e altri solo apparentemente secondari, si distinguono per il susseguirsi di problematiche che danno pienamente il senso del lento innovarsi della società nella dichiarata volontà di realizzare più significativi cambiamenti per l’uomo e per la comunità.
In questa ottica, ed è la ragione dello studio proposto alla lettura, l’analisi delle questioni legate in Italia alla soppressione e alla spartizione del vasto patrimonio ecclesiastico si ricollega al fondamentale e difficile rapporto tra lo stato unitario e le istituzioni religiose romane.
Il dibattito, infatti, sulla questione della proprietà ecclesiastica era profondamente legato alla ricerca e alla realizzazione di una effettiva separazione tra Chiesa e Stato pur regolata da un forte intervento statale in grado di definire le prerogative del neocostituito Regno d’Italia in rapporto a questo delicato ambito politico. In questa maniera si sarebbe realizzato lo sforzo di affermare uno Stato non confessionale e ridurre la Chiesa a una mera associazione religiosa.
L’intervento dello Stato sui beni della Chiesa rispondeva a una esigenza generale di affermazione della potestà politica attraverso un complesso normativo che prevedeva la soppressione delle corporazioni religiose con la sola eccezione di quelle attente alla predicazione, all’educazione e all’assistenza degli infermi.
La vivace, e ancora evolutiva, letteratura su queste problematiche si propone di dare una risposta, o almeno offrire spunti di ulteriore dibattito, sugli effetti che le norme governative sul patrimonio ecclesiastico hanno alla fine determinato.
(dalla Premessa)