Descrizione breve
Collana Le Guide Verdi 52
formato cm 15x21, brossura, 128 pagine, eccezionale documentazione iconografica ricca di 300 immagini a colori
Fu una felice intuizione dell’Editore Mario Congedo quella di far nascere la “collana” le GUIDE VERDI, affidandone la cura a Mario Cazzato e ad Antonio Costantini, già collaboratori della prestigiosa Casa Editrice. Era il 1990 e il secondo numero fu dedicato proprio ad Acaya, perché nell’ottica dell’Editore e dei curatori si avvertiva la necessità di far conoscere anche gli aspetti “minori”, e per certi aspetti sconosciuti, della storia e della cultura del Salento. E la scelta cadde proprio sulle vicende storiche, artistiche ed architettoniche di un piccolo “borgo”: Acaya che, con il suo castello, con le mura, con i fossati e soprattutto con il suo impianto urbanistico, costituiva un esempio unico di città fortificata. Il castello era stato da poco acquisito dalla Provincia, ma era ancora in stato di abbandono, poi iniziarono i restauri e si cominciò a ripulire una parte dei fossati. Dopo 34 anni l’Editore ha voluto riprendere il discorso su Acaya con la pubblicazione di una “nuova” Guida: 128 pagine, circa 300 illustrazioni a colori, una veste tipografica accattivante che ripropone ai lettori più attenti le vicende storiche di un “borgo” (una delle cinque frazioni di Vernole) che, come scrive il Sindaco “è meta di tantissimi viaggiatori da tutto il mondo e traino dell’offerta turistica e culturale del Comune di Vernole e di un intero territorio”.
Perché Acaya? perchè Acaya non è un “piccolo borgo” e non è soltanto il Castello, ma è il risultato dell’opera di un genio dell’architettura militare del ‘500: Gian Giacomo dell’Acaya. Proprio ad Acaya Gian Giacomo, la cui famiglia ne prese la baronia sin dal XIII secolo, sperimentò, una delle prime volte in Italia e la prima volta nel Mezzogiorno, lo schema rinascimentale della “città ideale”, ossia di una città che nasceva come atto d’imperio, con precise e specializzate funzioni che si riflettono su una forma definita geograficamente, dove non hanno peso i grandi temi simbolico-religiosi, ma è l’ideale umanistico della città laica che esprime pienamente la fiducia dell’uomo e che, per questo, non può confondersi con le medievali ricostruzioni della “città celeste”.
La perfetta regolarità dell’impianto quadrangolare, le strade disposte a scacchiera, le mura, rinforzate agli angoli da bastioni e integralmente circondate da fossati, il potente “baluardo” del castello, introdotto da Gian Giacomo per “controllare” la porta di accesso alla “piazzaforte”, sono gli elementi che fanno di questo “borgo” uno dei “segni” più importanti del misconosciuto Rinascimento meridionale.
Una città che nasce anche per motivi strategici e si pone come avamposto tra la città di Lecce e la costa, una città circondata da un piccolo feudo che si estendeva fino alle paludi delle Cesine, una città che diventa nodo viario di grande importanza perché si colloca tra la messapica Roca Vecchia e il Porto di San Cataldo e si circonda di un sistema difensivo fittissimo formato da torri costiere e masserie fortificate.