Descrizione breve
formato 17x24 cm, pp. 150, 48 illustrazioni in b/n
Dallo scavo e dall’analisi del materiale archeologico venuto alla luce, strato per strato, nonché dallo studio dei testi antichi riguardanti la storia metapontina del periodo ellenistico-romano l’autrice mette insieme il dato archeologico con quello letterario per approfondire la conoscenza della storia di Metaponto in quest’epoca, partendo dal periodo (IV-III sec. a.C.) che vede l’espansione e la conquista romana della Magna Grecia. Non era un problema nuovo per gli storici ma piuttosto per gli archeologi. Questi ultimi, infatti, come accade a chi opera nelle colonie della Magna Grecia, sono stati presi, quasi sempre, dal fascino del periodo arcaico e classico oppure dalle zone sacre e dalle necropoli greche. L’impatto tra il mondo greco e quello romano in Magna Grecia è stato, fino a pochi anni addietro, quasi dimenticato dagli archeologi. Su Metaponto, in particolare, non esistevano al riguardo che pochi contributi, anche questi concernenti soltanto il problema del castrum.
Uno dei meriti del lavoro dell’autrice è dunque quello di aver voluto gettare lo sguardo, e per la prima volta, non solo sulle vicende del castrum di epoca annibalica, ma sul complesso della vita della colonia partendo dalla fase di prosperità attestata nella seconda metà del IV sec. a.C. e seguendone le vicende nelle fasi successive che vedono un restringimento, con conseguente abbandono di vaste aree dei quartieri sacri, pubblici e privati, e quindi una sopravvivenza, nelle nuove ridotte dimensioni che continua seppur con alterne fortune per tutta l’epoca romana, fino al VI-VII sec. d.C. Un periodo quest’ultimo, completamente assente finora in tutti gli studi dedicati alla storia di questa colonia: per molti storici ed archeologi la vita di Metaponto cessava infatti con il periodo annibalico. Con il presente lavoro si inizia dunque lo studio di Metaponto in età romana e tardo-romana basato però non soltanto sui testi antichi ma anche, e principalmente, sui dati archeologici.
dall'Introduzione di Dinu Adamesteanu
