Descrizione breve
Collana BCP (Biblioteca di Cultura Pugliese), n° 13
Brossura, cm. 17 x 24, pp. 268 (con 64 tavole fuoritesto)
«Notevolissimo volume» definì il Monti quest’esemplare biografia di Maria d’Enghien, la cui vicenda, che avrebbe potuto ispirare il libretto e la musica di un melodramma ottocentesco, si svolse nella tempestosa fine del Medioevo meridionale, tra le merlate mura di Lecce e di Taranto e le miserie e gli splendori della reggia angioina di Napoli.
Sposa e madre di fieri campioni, intrepidi, seppur obliqui, protagonisti delle turbinose vicende che, per un secolo, squassarono, con flessibili svolte, sorti alterne ed imprevedute soluzioni, i destini del Regno, Raimondo del Balzo Orsini, ladislao d’Angiò Durazzo e Giovanni Antonio del balzo Orsini, Maria d’Enghien ha trovato in Alessandro Cutolo, per il quale i regni di Ladislao e della seconda Giovanna non hanno segreti, il suo biografo attentamente scrupoloso ed imparzialmente equanime, ma pure l’interprete più felice della sua anima di donna ambiziosa e prudente, e in questo libro, che fa giustizia di una romanzesca letteratura provincialmente ancorata alle apologetiche dissertazioni del Ferrari, l’avvincente narrazione di un racconto storico, il cui rigore documentario si anima di passione nella limpida e rigorosa prosa di Cutolo che, introducendoci in quei tempi foschi e corruschi, registra gli scontri, gli amori, le congiure, i compromessi, le ansie di una scena drammaticamente agitata attorno alla figura della contessa di Lecce che, diventata per ragion di Stato regina di Napoli, trova in queste pagine di storica verità il migliore sussidio per intendere la misura dell’attraente sua personalità.
Esaurita in breve volgere di anni l’edizione del 1929 di questo libro, ch’era desiderato e ricercato e introvabile, l’Autore ha accettato di rivedere per questa seconda edizione il suo lavoro che, arricchito dell’introduzione, di un nuovo, analitico indice dei nomi e dei luoghi e dell’originale corredo d’immagini, compare in un momento in cui la storiografia meridionale torna all’esegesi delle fonti dell’ultima età angioina e del Quattrocento aragonese.