Descrizione breve
formato 17x24 cm, pp. 196, brossura
La sentenza Torreggiani rappresenta una sfida lanciata dalla Corte Europea dei Diritti dall’Uomo allo Stato Italiano. Il contenuto della sfida era caratterizzato dalla richiesta rivolta allo Stato Italiano di assicurare al soggetto che abbia sofferto una situazione detentiva « inumana e degradante » ai sensi dell’art. 3 Conv. Eur. Dir. Uomo rimedi «effettivi, sufficienti ed accessibili» ha portato il Legislatore Italiano a dar vita all’art. 35-ter o.p. rubricato “Rimedi risarcitori conseguenti alla violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali nei confronti di soggetti detenuti o internati”.
(tratto dall’Introduzione dell’Autrice)
L’introduzione dell’art.35ter nell’Ordinamento Penitenziario, con il D.L. n.92/2014, convertito nella legge n.117/2014, ha procurato non pochi grattacapi agli Uffici di Sorveglianza, non solo per l’incremento quantitativo del lavoro (già lievitato a seguito dell’introduzione, qualche mese prima, della c.d. liberazione anticipata speciale), ma anche per la necessità di interpretare ed applicare un istituto per alcuni aspetti lontano dalle tradizionali categorie e fattispecie proprie di detta giurisdizione e, soprattutto, perché detto istituto è stato pensato e configurato dal legislatore con tanta fretta (per la espressa urgenza di «ottemperare a quanto disposto dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nella sentenza dell’8 gennaio 2013 (causa Torreggiani ed altri contro Italia), nella quale è stato stabilito che lo Stato italiano debba predisporre un insieme di rimedi idonei a offrire una riparazione adeguata del pregiudizio derivante dal sovraffollamento carcerario») e con tanta approssimazione (per non dire superficialità) da costituire un vero e proprio rompicapo per dottrina e giurisprudenza.
Tutte le problematiche sottese alla complicata interpretazione dell’art.35ter O.P. vengono trattate da Elena Quarta, senza trascurare, ma anzi debitamente delineando il contesto convenzionale che ha generato l’intervento del legislatore italiano, nell’apprezzabile (anche perché davvero rilevante) sforzo di dare dignità giuridica e di valorizzare un rimedio, quello introdotto dal predetto articolo, che in effetti si fonda su (e perciò paga il prezzo di) esigenze (troppo) pratiche: invero, l’approssimazione innanzi evidenziata è stata determinata dalla volontà legislativa di trovare una soluzione rapida al sovraffollamento carcerario, ma anche di non incidere eccessivamente sulle finanze pubbliche.
In ogni caso, resta indubbia l’utilità di un ausilio per districarsi nell’intricata materia: ed è il risultato perseguito e raggiunto dal lavoro di Elena Quarta.
(tratto dalla Prefazione del Magistrato di Sorveglianza Michela De Lecce)