La chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Nardò già di Santa Maria del Ponte

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Descrizione breve

Collana: Quaderni degli Archivi Diocesani di Nardò-Gallipoli – Supplementi X

Brossura, cm 21,3 x 31, pp. 240, illustrato in BN e a colori


Il Lions Club di Nardò, la Diocesi Nardò-Gallipoli e la Fondazione Terra d’Otranto sono lieti di restituire alla memoria della città la storia di uno dei suoi monumenti più antichi, la chiesa dei SS. Medici, già dedicata a Sancta Maria de Ponte.
Si tratta di un lavoro pregevole, dovuto soprattutto alla passione sapiente di Marcello Gaballo, studioso di chiara fama della storia cittadina, già ispettore onorario ai monumenti del Comune di Nardò e vice direttore della prestigiosa collana editoriale diocesana, che ospita il volume per i tipi dell’Editore Mario Congedo.
La chiesa è stata riconosciuta nel 1987 di interesse artistico-storico ai sensi della L.1089 del 1939 “in quanto notevole esempio di architettura tardo-rinascimentale salentina”.
Il Lions Club di Nardò, nell’ambito del progetto “i Lions per la cultura” e in spirito di servizio alla comunità cittadina e a quella degli studiosi, ha inteso sostenere la pubblicazione dell’opera, che ricostruisce su solide basi documentali la storia di una chiesa neretina, tanto cara ai fedeli nella tradizione devozionale della città, quanto poco conosciuta nel suo valore storico-artistico-monumentale.
A tal fine il Lions Club di Nardò ha interagito proficuamente con gli Autori Marcello Gaballo, Fabrizio Suppressa e Domenico Ble, con i fotografi Lino Rosponi e Stefano Santoro, con l’Autorità ecclesiastica, con il Rettore della Chiesa don Giuseppe Pica, che ha richiamato la nostra attenzione, con l’Editore Mario Congedo e lo sponsor, che si sono tutti prodigati per portare a compimento l’ iniziativa. Il risultato ha ampiamente ripagato gli sforzi.
Finalmente, e possiamo ben dirlo, si conoscono le vicende storiche del monumento, erroneamente ritenuto di fine Ottocento, a causa degli ultimi restauri eseguiti dall’Ing. Quintino Tarantino, quando “si realizzarono importanti lavori di consolidamento e di restauro, che portarono allo stato attuale dell’edificio”.
Lo studio documenta come l’edificio sia in realtà l’esito di una serie incredibile di rifacimenti che si devono far risalire addirittura alla prima metà del XV secolo, quando, a ridosso del torrente Asso, in loco Memore de li Iudei, ovvero un cimitero ebraico, sorgeva una cappella che ospitava un’antichissima icona della Vergine col Bambino particolarmente venerata dai cittadini, come attesta una pergamena conservata nel locale monastero di Santa Chiara.
Il lavoro focalizza l’attenzione su un affresco misconosciuto ma antichissimo, quello della Vergine del Ponte, in origine titolare della chiesa, che offre “sorprendenti e notevoli somiglianze con un altro affresco coevo, quello della Madonna con Bambino alloggiato nella navata sinistra della Cattedrale neritina, nel tratto finale, in corrispondenza della base del campanile… con richiamo per entrambi al ciclo pittorico di S. Caterina in Galatina”.
Purtroppo la pittura, al pari dell’altra collocata sul primo altare, che ha subito disastrose ridipinture, è fortemente deteriorata dal tempo e dall’incuria e necessita di urgenti interventi riparatori.
La salvaguardia necessita anche per altre espressioni artistiche che la chiesa contiene e particolarmente la prima cappella con il suo altare, minuziosamente documentata nelle diverse pagine, con i suoi deliziosi ornati scolpiti nella pietra leccese sin dagli inizi del secolo XVII.
Espressione inequivocabile delle abili maestranze locali di fine secolo XVI, che allora si imposero in tutta la Terra d’Otranto, i meravigliosi ricami su pietra sembrano fare a gara nei tre altari, tanto da essere già da soli valido motivo per recuperare l’immobile, oggi in grande sofferenza.
Dal punto di vista architettonico il capitolo più importante è costituito dal presbiterio della chiesa, con la sua copertura a cupola a spicchi ottagonali, assolutamente originale per il suo schema compositivo, che Mario D’Orsi non esitò a ritenere “unico esempio in Puglia di costruzione quattrocentesca a sistema centrale, con cupola su pennacchi sferici”.
Meritevole di attenzione, questa architettura è resa ancor più preziosa per la presenza del busto scolpito della Vergine col Bambino, dei decori floreali e dei costoloni che delimitano gli otto spicchi. In ognuno di essi altrettanti tondi, in cui “trova posto un profilo bassorilevato” per ognuno dei quali si intravede il ritratto di uno dei duchi della città: “Non è difficile pensare che il committente Belisario II Acquaviva d’Aragona, il cui stemma abbiamo visto sulla facciata, abbia voluto raffigurare anche i suoi antenati, come lui duchi di Nardò, con le rispettive consorti: Belisario I (1464-24/8/1528) e Sveva Sanseverino, Bernardino I e Giovanna Gaetani, Francesco e Isabella Castriota Granai, Bernardino II e Caterina Toraldo”.
Dopo aver lasciato il loro signum potestatis nelle locali chiese del Carmine, dei Paolotti, dei Cappuccini e di S. Antonio da Padova, ecco che anche su questa i duchi lasciano l’impronta della loro pietas, cui si accompagna anche quella di una Casata a loro affine, i fedeli baroni Massa, che contribuirono non poco all’ampliamento dell’edificio, che per un certo periodo ebbe una seconda navata, oggi diruta.
Insomma tante rivelazioni che si scoprono pagina dopo pagina, tutte supportate con competenza e dovizia di particolari, sviluppati anche e soprattutto nelle note aggiunte alla fine dei capitoli.
Un ricco corredo iconografico impreziosisce lo studio scrupoloso, evidenziando e spesso focalizzando espressioni artistiche che il visitatore distratto altrimenti non potrebbe cogliere, pur trattandosi del primo edificio sacro per chi raggiunge dal capoluogo la città di Nardò.
Infine, non può sfuggire la felice osservazione di alcune note di possesso appuntate dai frati Minori sui loro libri, quando essi annotano quel Divi Antonii apud Neritum (S. Antonio nei pressi dell’abitato di Nardò) che porta a pensare che la nostra chiesa, per qualche periodo, fosse stata dei francescani Minori di Nardò.
Con questa pubblicazione nella Collana editoriale dei Quaderni della Diocesi di Nardò-Gallipoli, mirabilmente diretta da don Giuliano Santantonio, si aggiunge una nuova “perla”, data da una ricerca che si segnala per serietà e rigore scientifico e per i risultati inediti, che arricchiscono la conoscenza del patrimonio storico-artistico cittadino.
I Lions di Nardò, lieti di aver contribuito a ciò, ringraziano tutti gli attori che hanno reso possibile l’iniziativa e sollecitano l’avvio dei necessari ed urgenti lavori di consolidamento e di restauro dell’edificio. A causa dei dissesti procurati dall’Asso, la chiesa dei SS. Medici ha necessitato nei secoli di un continuo cantiere di consolidamento, sì da far dire a Fabrizio Suppressa, che le sue vicende storiche-architettoniche sono quelle di “un duello tra le forze della natura e l’opera di resistenza dell’uomo, sospinta quest’ultima dalla devozione per i santi titolari e per S. Maria del Ponte”. Auspichiamo che tale opera di resistenza continui anche oggi, affinché una testimonianza così importante sotto il profilo storico, culturale e religioso della città di Nardò e del Salento sia conservata e tramandata alla fruizione delle generazioni che verranno.
Prefazione di Maria Rosaria Manieri
Autore: Gaballo Marcello (a cura di)
Anno: 2018
Codice ISBN: 9788867662180

La chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Nardò già di Santa Maria del Ponte

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