Descrizione breve
Università degli Studi di Lecce.
Facoltà di Lettere e Filosofia. Dipartimento di Filologia Classica e Medievale (ex Istituto di Filosofia)
Collana Testi e Saggi, 14
formato cm 17x24, pp. 176, brossura
Il presente volume intende inserirsi all’interno del filone di ricerche volte a misurare l’effettiva circolazione del pensiero vaniniano e, con lo sguardo rivolto alle vicende europee delle interpretazioni di Vanini, offrire una ricostruzione delle tappe più significative della fortuna del “Salentino” nella cultura filosofica tedesca del Sette e Ottocento. Esso prende le mosse delle pagine dedicate a Vanini da Jacob Brucker, il quale opera una prima efficace sintesi del dibattito sul controverso pensatore italiano fino alla prima metà del Settecento, e successivamente tratta delle interpretazioni di Leibniz e del suo tardivo seguace Dietrich Tiedemann. Procedendo, poi, all’Aetas kantiana, si sofferma sui dialoghi Gott di Herder, sull’ode Vanini di Hölderlin, su una pagina poco nota di Fichte, pasando, poi, via via in rassegna le letture di fine Settecento proposte da Eberhard, Fülleborn e Stäudlin. Un capitolo a parte è dedicato ad una monografia su Vanini pubblicata a Lipsia nel 1800 dal teologo protestante Wilhelm David Fuhrmann. Man mano che ci si inoltra nel diciannovesimo secolo, lo studio si articola esaminando le pagine dedicate al Salentino da Johann Gottlieb Buhle e da Wilhelm Gottlieb Tennemann, nelle loro opere di storiografia filosofica. Si sofferma, poi, sulle Lezioni sulla storia di Hegel, sul difficile rapporto tra Feuerbach e Vanini, su una pagina di Karl Marx, nonché sulla Geschichte der neuern Philosphie di Kuno Fischer. Un intero capitolo è dedicato alla monografia su Vanini pubblicata nel 1836 dallo storico cattolico Ernst Münch. Il capitolo finale illustra i luoghi vaniniani contenuti nelle opere, edite e inedite, di Schopenhauer.
In tal modo, viene riproposta e contestualizzata una sorta di galleria dei diversi ritratti di Vanini delineati nel corso del Sette e dell’Ottocento. Ne risulta un ulteriore contributo alla rivalutazione della figura di questo controverso pensatore, che appare sempre meno un minore, e sempre più un filosofo di statura europea.