Descrizione breve
Formato cm 21x29,7, pp. 96. Collana TASC 8
L’artista salentino conferisce valore semantico alla grana costitutiva
la juta grezza, alla trama sfilata, ai superstiti fili verticali dell’ordito – il
complesso di segni significanti –, alle paste cromatiche ora dense ora
diluite che aggallano sulla superficie, mentre il nero si lascia intravedere
alle spalle dell’apertura. Non è un caso, appunto, che lui costruisca artigianalmente
l’opera dall’inizio, il telaio, alla fine, la cornice, mantenendo
un legame complessivo.
C’è la conferma nel ciclo Cattedrali che «la forma con cui l’artista filtra
il suo mondo», come aveva lucidamente osservato Marcello Venturoli,
«è in grandissima parte il suo contenuto».
Gino De Rinaldis non pone in partenza una contrapposizione fra
“figurativo” e “non figurativo”; semplicemente cerca, nella proposizione
comunicativa, l’urgenza di rappresentare una diversa realtà visibile.
Un altro modo di vedere. Un’intenzione più metaforica evocativa che
non mimetica, pur se appare tale negli espliciti rimandi agli elementi architettonici,
tetti a spioventi, monofore, bifore, trifore, o già battezzando
con termini figurativi le singole tele in serie. Potrebbero pure configurarsi
quasi astrazioni geometriche.
Indice
Massimo Guastella, Gino De Rinaldis. Cattedrali
Gino De Rinaldis, Dialogo tra un'opera e il suo autore
Massimo Guastella, Intervista a Gino De Rinaldis
Catalogo delle opere
Antologia Critica
Note biografiche
Bibliografia