Descrizione breve
Collana dell'Università degli Studi di Lecce
Dipartimento di Scienze Storiche e Sociali
Serie seconda
Saggi e Ricerche, 8
Brossura, cm 17x24, pp. 356, illustrato
Due ipoteche sembrano aver accreditato per lungo tempo il mito divaricante del Mezzogiorno rispetto alle grandi realtà geopolitiche e culturali dell’Europa e del Mediterraneo.
La prima è l’assolutizzazione delle tesi di Henry Pirenne dello spostamento degli assi gravitazionali dal Mediterraneo all’Europa intervenuto con l’insediamento degli Arabi tra VIII e IX secolo nel mare romano per antonomasia.
L’altra ipoteca attiene agli schemi mentali invalsi nel Medioevo per cui il Mezzogiorno peninsulare e la Sicilia costituivano nella loro conformazione, l’altra Italia.
Eppure a ben guardare, oltre le strumentali assolutizzazioni delle tesi ora enunciate, un fatto è certo e inconfutabile cioè che il Mezzogiorno ha gravitato sempre in ambiti storici diversi; fino al mille il suo referente è stato il Mediterraneo, dopo il mille l’Europa, anche se risulta molto difficile definire il Mezzogiorno con una nozione storica corrispondente alla nozione geografica di esso.
Certo l’apertura all’esterno, la partecipazione alla vita di ambiti più vasti c’è stata in ogni epoca: dai territori della Campania aperti all’egemonia etrusca a quelli dei Messapi e dei Peuceti sopraffatti dall’ellenismo, non senza rilevare il valore unificante della cultura osca, il peso della cultura bizantina e la presenza longobarda.
Non è allora pensabile una storia del Mezzogiorno come storia di segregazione e di separatezza. E tanto più questo sarebbe un torto alla storia del Mediterraneo e dell’Europa, ai cui ambiti si sentì sempre legato, anche se questo legame è avvenuto in una varietà di posizioni storiche e di ruoli storici analoghi a quelli con cui ci si presenta la storia di qualsiasi popolo.