Descrizione breve
formato folio piccolo, cartonato, pp. 372, con 600 illustrazioni circa, interamente a colori.
Basterebbe anche solo sfogliare questo volume per accorgersi del suo alto interesse storico-artistico in fatto di civiltà rupestre o popolamento rupestre, ma anche per accorgersi della serietà della sua cura editoriale, della inconsueta e innovativa impostazione. Stiamo parlando dell’ultima pubblicazione del prof. Cosimo Damiano Fonseca (medievista di fama internazionale, storico della Chiesa, fondatore e primo Rettore dell’Università della Basilicata, Accademico dei Lincei) uscita recentemente per i tipi dell’Editore Congedo di Galatina, dal titolo accattivante e, in qualche modo, “geograficamente allargato”: Due Regioni una civiltà. La vita in grotta tra Puglia e Basilicata.
Si diceva interesse storico-artistico perché il volume conduce il lettore alla conoscenza di insigni monumenti scavati nel tufo, grotte-casa e grotte-chiese, appunto, ovvero di tutto un mondo nascosto fatto di tesori architettonici e pittorici che ci svelano una dimensione artistica e spirituale forse finora insospettata; mentre, si diceva di inconsueta e innovativa impostazione perché nel caso in questione non si tratta del solito volume divulgativo: le schede delle chiese rupestri e i numerosi saggi, infatti, di cui di seguito si fornisce l’elenco, pur non appesantiti da apparati critici, rivelano ben presto un impegno e una profondità non ordinaria. Immenso e incomparabile è poi il corredo fotografico che restituisce la decorazione parietale rupestre: costituisce una rara documentazione e al contempo un vero e proprio grido di allarme per il degrado e l’incuria in cui versano tanti affreschi, come attesta, in alcuni casi, il confronto tra il prima e il dopo, ovverosia tra foto d’epoca e foto recenti. Sicché il volume costituisce anche un accorato invito alla tutela, alla conservazione e valorizzazione del ricco e inestimabile patrimonio rupestre sia come manufatto chiesastico sia come testimonianza iconografica, epigrafica, archeologica.
Quanto al contenuto, il volume comprende ben otto densi saggi adeguatamente illustrati: Mezzogiorno rupestre: la civiltà delle grotte; “Vivere in grotta“: lo spazio urbano alternativo; La città medievale (secoli VI-XIV); Matera. Dalla Civita ai Sassi: il paradigma della piramide rovesciata; Il popolamento rupestre; L’habitat rupestre nelle fonti dei secoli X-XII; “In casali rupto”: una tappa della civiltà rupestre meridionale (secc. X-XIV); Civiltà e/o cultura rupestre.
Il primo saggio, in particolare, dopo aver sfatato miti come il panmonachesimo e il panbizantinismo, coglie ed evidenzia in pieno l’habitat rupestre, tracciando un ricco e diversificato quadro dalla vasta articolazione tematica (genesi, aree omogenee, ambiente fisico, organizzazione territoriale, composizione sociale delle popolazioni, motivi religiosi, esigenze politiche, necessità strategico-difensive, periodizzamento della vita in grotta), e spaziando, poi, dal punto di vista delle aree geografiche di rispettiva pertinenza, dal Tarantino (Massafra, Mottola, Palagianello, Castellaneta, Laterza, Ginosa) al Materano, dall’area Barese (Gravina di Puglia, Altamura, Monopoli) all’area Brindisina (Fasano, S. Vito dei Normanni); il primo saggio, infine, si dipana, dal punto di vista dei fattori antropici in tre parti: L’’habitat rupestre della subregione delle gravine, L’habitat rupestre della Murgia alta; L’habitat rupestre della Murgia costiera.
Una Introduzione, infine, contiene una panoramica degli studi, a cominciare dal volume pioneristico dello stesso Fonseca Civiltà rupestre in Terra Jonica, Milano-Roma del 1970 per proseguire con i Convegni internazionali della Civiltà rupestre (il primo tenutosi nel 1971 a Casalrotto-Mottola): “i primi due impegnati a precisare il contesto e l’immagine del fenomeno rupestre del Mezzogiorno d’Italia nell’ambito dell’Impero bizantino; il terzo impegnato ad approfondire gli elementi costitutivi dell’habitat rupestre, le sue strutture e il suo territorio; i successivi quattro Convegni volti a comparare le aree rupestri del Mezzogiorno peninsulare italiano con le altre “aree omogenee” dello stesso Mediterraneo a cominciare dalla Serbia e dalla Cappadocia per proseguire con la Sicilia e la Sardegna” e per finire, nel dare una sostanza sistematica agli studi, con l’attività congressuale che trova il suo “referente istituzionale nella Fondazione San Domenico (il primo tenutosi nel 2003), istituita presso l’omonima masseria del territorio di Savelletri di Fasano”, attività che annovera ormai ben otto importanti appuntamenti con scadenza biennale.