Descrizione breve
Nfiernu, Purgatoriu, Paraisu, Uerra a Mparaisu, Tiempu doppu
Vernacolo leccese con traduzione in italiano
Introduzione e cura di Donato Valli
Collana: BCP (Biblioteca di Cultura Pugliese n. 207), brossura, cm. 17 x 24, pp. 96
Del Capitano Black il D’Elia indica come la spontaneità di fondo del dettato poetico, spontaneità che occulta, proprio perché li ostenta, con disincantata compiacenza, i modelli letterari di una cultura che rimane comunque e sempre tutta tramata di umori e sentimenti della civiltà contadina appena verniciata di letture scolastiche e rutinarie, ma certamente rinvigorita dalla frequentazione di una borghesia intellettuale evoluta e aggiornata. E al poeta nocquero senz’altro “il brio, la festosità, l’arguzia” che condiscono di sapori nostrani e terragni quella civiltà e che possono essere scambiati per spiritosaggini di un tipo non convenzionale e brillante, facendoli sentire come “troppo legati a un piccolo ambiente locale” (Gabrieli, Il Capitano Black).
Da qui lo sforzo di interpretare quel mondo dei Canti de l’autra vita, come “trasparente allegoria satirica di apocalittiche palingenesi” (Gabrieli), oppure come una difesa, attraverso il sarcasmo e la causticità, dal pianto e dalla miseria, un’ironia creata per sconfiggere la commozione (Pagano), e perfino come l’“intervallo di scetticismo, di scherzosità che finiscono col trasformare l’autentica, violenta, faziosa (e poetica) fedeltà reazionaria, in quella addomesticata nostalgia che è la costante più negativa delle poesie vernacole” (Pasolini), o addirittura, abbassando il tono della critica, come una improponibile parodia dantesca. Ma di tutti questi fraintendimenti ha fatto giustizia Mario Marti, inserendo il mondo del De Dominicis storicamente e culturalmente nel cuore della civiltà salentina di fine secolo come corrispettivo letterario del “momento magico della nuova borghesia leccese” col rifiuto dell’anarchia e l’accettazione del sistema ordinato in classi, influenzati dalla ideologia della sinistra democratica propria dei giovani intellettuali salentini di fine secolo.
Dall’Introduzione di DONATO VALLI