Descrizione breve
Brossura, cm 17x24, pp. 160
Collana: Pubblicazioni del Dipartimento di Filologia Linguistica e Letteratura. Università di Lecce. 21
Celebrando i fasti di un’arte abnorme, percorsa da una sotterranea vena di follia e risolutamente altra rispetto ai protocolli laurenziani, in Officina ferrarese (1934) Roberto Longhi sgretola la visione fiorentinocentrica del nostro Rinascimento. E nel 1967 gli scritti di Dionisotti radunati in Geografia e storia della letteratura italiana sanciscono la necessità di sperimentare una chiave di lettura centrifuga della nostra storia letteraria. Due pietre miliari, di luminosa e indiscutibile autorevolezza, ma che non sono bastate a garantire alla letteratura ferrarese del Quattrocento (a differenza dell’arte coeva) il diritto a un’esistenza autonoma – tanto che il Boiardo epico è rimasto a lungo relegato al ruolo di mero precursore dell’Ariosto, ferrarese anche lui, è vero, ma se non altro riscattato da un titanico sforzo di normalizzazione linguistica. Questo volume si colloca nella prospettiva, appunto, di una lettura iuxta propria principia dell’arte ferrarese, specie del suo versante volgare e cortigiano, refrattario al verbo guariniano, o quantomeno periferico rispetto al suo accusato umanesimo. Dei saggi qui raccolti, i primi tre sono dedicati a Pier Andrea de’ Bassi, autore di una generazione precedente quella del Boiardo, vero “mediatore culturale” fra il mondo classico e la corte estense, non sempre in grado di decodificare in modo adeguato le favole antiche. Gli altri tre sono direttamente focalizzati sul poema: Fra mito e magia: le “ambages” dei cavalieri boiardeschi si confronta con il problema delle connessioni interne alla grande macchina dell’entralacement, mentre gli ultimi due, ancora inediti, affrontano problemi di intertestualità. Una partita, quella delle “fonti” del poema, che neppure dopo l’ampio commento di Antonia Tissoni Benvenuti si può dire chiusa: nuove avventure, nuovi percorsi sono sempre possibili, per esplorare, ma in fondo anche per testimoniare, la vertiginosa profondità, la tentacolare articolazione del grande récit.
Autore:
Cristina Montagnani insegna Letteratura italiana presso l’Università di Lecce; la sua attività di ricerca si è sviluppata sia in direzione linguistica, che filologico-critica; ha curato, con Francesco Frangi, l’edizione critica degli scritti inediti di Roberto Longhi (1995) e, con Antonia Tissoni Benvenuti, l’edizione critica de L’inamoramento de Orlando del Boiardo (1999); è in corso di stampa la sua edizione critica di Maia di Gabriele d’Annunzio. Attualmente si occupa soprattutto di tradizione lirica e in particolare delle sillogi manoscritte quattrocentesche.