Descrizione breve
formato 17x24, pp.274, 125 illustrazioni in b/n e a colori
Alla luce del principio di creazione e fruizione, che è il “fare festa”, la festa si compone di azioni e funzioni, che a loro volta ne rivelano la dimensione spettacolare. Questa non va trasposta nella zona dell’estetica pura o in quella della teatralità fine a se stessa. Secondo vecchi moduli e parametri critici, va invece tenuta legata alle radici etnologiche della festa, alle sue componenti antropologiche e sociali. In tale prospettiva il “Maggio” di Accettura deve essere considerato come espressione della civiltà contadina e spettacolo popolare». Questo libro non intende, perché non può, darne l’immagine fissa, univoca ed eterna, che non esiste. Esso aspira ad essere la registrazione storica della festa negli anni settanta, e non oltre, con tutti i suoi significati e valori contestuali attuali: una registrazione che potrà essere modificata per gli anni ottanta e successivi. Il “Maggio” di Accettura è una proiezione mobile del passato nel presente, e viceversa; pertanto appartiene ad epoche diverse, la festa nel tempo non è mai la stessa. In ciò consiste la storicità, l’unica antropologicamente possibile, che si è voluta qui mettere a fuoco.